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C’era una volta un giovane ramo di un grande albero.

Era nato in primavera, tra il tepore dell’aria e il canto degli uccelli.

In mezzo all’aria, alle lunghe

giornate estive, al sole caldo, alle notti frizzanti, trascorse i suoi primi

mesi di vita.


Far crescere le Risorse delle persone

Come ogni seme porta in sè le potenzialità necessarie per diventare un grande albero e accetta con fiducia il buio del sottosuolo in attesa di farsi bosco, così nell’essere umano si celano Risorse che attendono di essere svelate per portare a compimento l’unicità di ognuno.

Avere a cuore e prendersi cura di queste risorse permette di attivare Sguardi nuovi capaci di risvegliare potenzialità di Salute e di Crescita sana.

Sollecitare processi di resilienza attraverso incontri significativi e terapeutici contribuisce a risvegliare la Linfa fertile e vitale della persona e orientarla verso la realizzazione di un benessere personale, familiare e comunitario.

Il ramo e gli occhiali

C’era una volta un giovane ramo di un grande albero. Era nato in primavera, tra il tepore dell’aria e il canto degli uccelli. 

In mezzo all’aria, alle lunghe giornate estive, al sole caldo, alle notti frizzanti, trascorse i suoi primi mesi di vita. Era felice: aveva foglie bellissime e, poi, erano sopraggiunti fiori colorati ad adornarlo e, dopo ancora, grandi frutti succosi di cui tutti gli uccelli del cielo potevano nutrirsi. Ma un giorno cominciò a sentirsi stanco: era settembre…i frutti si staccarono, le foglie cominciarono a cambiare colore, divenivano sempre più pallide…addirittura, di tanto in tanto, il vento se ne portava via qualcuna. Venne la pioggia, e poi l’aria fredda, e il ramo si sentiva sempre peggio; non capiva cosa stesse succedendo. 

In pochi giorni e in poche notti si trovò spoglio, infreddolito, completamente Solo. Rimase così qualche tempo, fin quando non capì che non poteva far altro che mettersi a cercare i suoi fiori, le sue foglie, i suoi frutti per poter di nuovo stare insieme a loro.

“Devo darmi da fare”, disse risoluto tra sé e sé. Cominciò, allora, a chiedere aiuto a tutti i suoi amici. Si rivolse dapprima al Mattino: “Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sai dove le posso trovare?”. Il Mattino rispose: “Ci sono alberi che ne hanno tante, prova a chiedere a loro”. Si rivolse a quegli alberi: ”Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sapete dirmi dove le posso trovare?”. Gli alberi risposero:” Noi le abbiamo sempre avute, prova chiedere agli alberi uguali a te”. Si rivolse ai rami spogli come lui. “Abbiamo tanto freddo anche noi, non sappiamo cosa dirti...”, gli risposero. Queste parole lo fecero sentire meno solo. Si disse che, se avesse ritrovato le foglie, sarebbe subito corso dai suoi simili a rivelare il luogo in cui si trovavano. Continuò la sua ricerca e chiese al Vento. “Io le foglie le porto solo via, è la pioggia che le fa crescere”, disse il vento a gran voce. Si rivolse alla Pioggia. “Le farò crescere a suo tempo”, gli disse la Pioggia tintinnando. Si rivolse allora al Tempo. “Io so tante cose”, gli disse con voce profonda, “il Tempo aggiusta tutto, non ti preoccupare: occorrono tanti giorni e tante notti”. 

Si rivolse alla Notte, ma la Notte tacque e lo invitò a riposare. Si sentiva infatti molto stanco.

Mentre stava per addormentarsi uno gnomo passò di là. 

Al vedere quel ramo così spoglio e indebolito dalle intemperie e dal freddo, si fermò, e , un po’ preoccupato, gli chiese cosa stesse succedendo. Il ramo gli raccontò tutta la storia.

Lo gnomo stette con lui. Si fermò nel suo silenzio, lo ascoltò, sentì il suo dolore. Allora il ramo parlò ancora e disse: “Mi è sembrato di chiudere gli occhi, e, dopo averli riaperti, non ho più trovato le mie foglie, non sono stato più capace di vederle”. Lo gnomo pensò a lungo, poi capì: si tolse gli occhiali e li posò sul naso del ramo, spiegandogli che erano occhiali magici che servivano per guardare dentro di sé. 

Il ramo, allora, aprì bene gli occhi e…meraviglia… vide che dentro di sé qualcosa si muoveva, sentiva un rumore, vedeva qualcosa circolare, provò ad ascoltare, guardò a fondo: era la linfa, linfa viva che si muoveva in lui. Incredulo, disse allo gnomo ciò che vedeva. Lo gnomo gli spiegò che le foglie, i fiori e i frutti nascono grazie alla linfa oltre che al caldo sole, all’aria di primavera e alla pioggia. “Se hai la linfa dentro di te, hai tutto”, gli disse “non occorre chiedere più nulla a nessuno, ma insieme all’acqua, alla luce, all’aria, agli altri rami, le foglie rinasceranno: le hai già dentro”.

Il ramo, immediatamente, si sentì più forte, rinvigorì: aveva la linfa in sé, non doveva più chiedere consigli, gli bastava lasciar vivere la linfa che circola in lui. La linfa da cui, un giorno, sarebbero rinate le amiche foglie.

In Paola Milani, 1993 “Progetto genitori”, ed. Erickon

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